ETTORE MAJORANA E LA MACCHINA DI DIO parte 4


Cosi' Ettore Majorana decise di scomprire. Iniziarono le ricerche. Del caso si interessò lo stesso Mussolini che ricevette una "supplica" della madre di Majorana e una lettera di Enrico Fermi; sulla copertina del fascicolo in questione scrisse: voglio che si trovi. E Bocchini, evidentemente, per alcuni indizi poco incline all'ipotesi del suicidio, aggiunse di sua mano: i morti si trovano, sono i vivi che possono scomparire.
Fu anche proposta una ricompensa (30 000 lire) per chi ne desse notizie, ma non si seppe mai più nulla di lui, almeno non in modo inequivocabile.
Le indagini furono condotte per circa tre mesi e si estesero a una Residenza dei Gesuiti che si trovava vicino a dove lui abitava, dove pare si fosse rivolto per chiedere una qualche sorta di aiuto, forse come reminiscenza del suo periodo scolastico presso i Gesuiti di Roma. La famiglia seguì anche una pista che sembrava portare al Convento di S. Pasquale di Portici, ma alle domande rivoltegli il padre guardiano rispose: "Perché volete sapere dov'è? L'importante è che egli sia felice".
Ci fu una ridda di ipotesi e indizi, ma non si ebbero mai certezze sulla sorte di Majorana: nelle sue lettere egli non parla mai di suicidio, ma solo di scomparsa ed era persona attenta alle parole.
E' importante ricordare che, Il giorno prima di far perdere le sue tracce, Majorana consegno' alla sua allieva Gilda Senatore una cartella di materiale scientifico: questi documenti furono mostrati dopo vari anni a suo marito, anch'egli fisico, che ne parlò con Carrelli che lo riferì al rettore che volle visionarli: dopo di che le carte si persero, o meglio, furono fatte scomparire, stessa sorte del suo autore...


 

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"...siamo i pagliacci e voi i bambini..."