Seguito di "Se questo è un uomo" , "La tregua" è il diario del viaggio verso la libertà, scritto 20 anni dopo, dove si nota tutta la metabolizzazione del vissuto di Levi nel Lager nazista.
È chiaramente incomparabile quello che sto per dire, ma le sensazioni e le emozioni descritte le ho provate nel trasferimento dall'italia per la Germania con tutte le difficoltà di un viaggio lunghissimo e stremante oltreché l'integrazione lenta. In un certo qual modo le difficoltà ti segnano nel carattere ed a seconda dell'intensità c'è un'accomunanza che lega tutte le persone che si trovano a fronteggiare la vita soli e fuori dalla zona confort.
Tanya
Giunsi a Torino... dopo trentacinque giorni di viaggio: la casa era in piedi, tutti i familiari vivi, nessuno mi aspettava.
L'avventura struggente tra le rovine dell'Europa liberata – da Auschwitz, attraverso la Russia, la Romania, l'Ungheria, l'Austria, fino a Torino – si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra: da Cesare, «amico di tutto il mondo», ciarlatano, truffatore, temerario e innocente, al Moro di Venezia, il gran vecchio blasfemo che sembra uscito dall'Apocalisse, a Hurbineck, il bimbo nato ad Auschwitz, «che non aveva mai visto un albero», alle bibliche tradotte dell'Armata Rossa in disarmo. L'epopea di un'umanità ritrovata dopo il limite estremo dell'orrore e della miseria.
È chiaramente incomparabile quello che sto per dire, ma le sensazioni e le emozioni descritte le ho provate nel trasferimento dall'italia per la Germania con tutte le difficoltà di un viaggio lunghissimo e stremante oltreché l'integrazione lenta. In un certo qual modo le difficoltà ti segnano nel carattere ed a seconda dell'intensità c'è un'accomunanza che lega tutte le persone che si trovano a fronteggiare la vita soli e fuori dalla zona confort.
Tanya
Giunsi a Torino... dopo trentacinque giorni di viaggio: la casa era in piedi, tutti i familiari vivi, nessuno mi aspettava.
L'avventura struggente tra le rovine dell'Europa liberata – da Auschwitz, attraverso la Russia, la Romania, l'Ungheria, l'Austria, fino a Torino – si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra: da Cesare, «amico di tutto il mondo», ciarlatano, truffatore, temerario e innocente, al Moro di Venezia, il gran vecchio blasfemo che sembra uscito dall'Apocalisse, a Hurbineck, il bimbo nato ad Auschwitz, «che non aveva mai visto un albero», alle bibliche tradotte dell'Armata Rossa in disarmo. L'epopea di un'umanità ritrovata dopo il limite estremo dell'orrore e della miseria.
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