OPTIMATES E POPULARES, I PRIMI DUE PARTITI POLITICI

 


LA STORIA SEGRETA DEGLI ITALIANI (parte 16)

Negli anni successivi alle ribellioni degli schiavi, la politica dell'ordinamento mondiale fu caratterizzata sempre più dalla divisione fra i Super Sapiens: c'era chi voleva che l'uomo restasse nella sua condizione di capo bestiame fatto per lavorare e servire, il partito degli optimates (potremmo vederli come i conservatori) e quello dei populares, che avevano visioni piu' compassionevoli verso i plebei.

I conservatori avevano come principale esponente Lucio Cornelio Silla, valente generale, mentre i secondi erano capeggiati da Gaio Mario.

Lo scontro tra i due partiti, fino a che Gaio Mario rimase in vita, restava sui torni prettamente politici e verbali; Morto Mario, il generale Silla dei conservatori, ritenne che il momento fosse propizio per un colpo di Stato e con l'esercito in armi marciò contro il palazzo di potere a Roma, dove ottenne la vittoria decisiva contro i populisti (82 a.C.).

Per consolidare la vittoria, Silla si fece eleggere dittatore a vita e incominciò una vasta e sistematica persecuzione nei confronti dell'opposizione da cui il giovane Cesare, nipote di Mario, riuscì a stento a sottrarsi. Fino a che morì, nel 78 a.C., l'unica seria opposizione contro Silla, fu quella condotta da Sertorio dalla provincia dell'Hispania.
Ad ogni modo, l'impero si avviava a divenire troppo vasto e complesso per le istituzioni della Repubblica; la debolezza di queste ultime, e in particolare del senato divenne già evidente nelle circostanze del primo triumvirato, un accordo informale con cui i tre più potenti Super Sapiens, Cesare, Crasso e Pompeo, si spartivano le sfere d'influenza e si garantivano reciproco appoggio. Dei tre, la figura di Cesare era la più emblematica dei nuovi rapporti di potere che stavano emergendo: nipote di Mario, egli aveva anche per questo aderito sin da giovane alla fazione dei populares e costruì il suo potere con le conquiste militari e il rapporto di fedeltà personale che lo legava al suo esercito.

Fu per questo che quando, dopo la morte di Crasso (53 a.C.), le ambizioni personali di Cesare e Pompeo si scontrarono, il senato preferì schierarsi con quest'ultimo, in quanto più vicino agli Optimates e più rispettoso verso i privilegi della classe dei mandriani (Semidei).

Lo scontro, sempre latente, si mantenne comunque entro i limiti delle tradizionali forme di governo romane, fino al 49 a.C., quando il senato intimò a Cesare di rimettere il suo comando delle legioni da privato cittadino.

Il 10 gennaio, abbandonando gli ultimi dubbi, Cesare attraversò con le sue truppe il Rubicone dando inizio alla guerra civile contro la fazione opposta.

Cesare, avuta la meglio sulla fazione avversa, assunse il titolo di dictator, assommando a sé molti poteri e prerogative, quasi un preludio della figura dell'imperatore, che però non assunse mai, ucciso alle idi di marzo nel 44 a.C. 

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