CAPAREZZA E LA MITOLOGIA NORDICA

 


Il richiamo alle tradizioni della mitologia nordica

Il primo plauso che va fatto al caro Michele Salvemini è sicuramente la scelta della copertina dell’album.

Guardando bene le immagini sottostanti, infatti, è possibile notare una certa somiglianza tra il simbolo dell’album e il Triskele celtico. Quest’ultimo simbolo, nella mitologia norrea, rappresenta un ciclo infinito di vita, morte e rinascita definiti in un moto perpetuo senza fine.

A sinistra il “Triskele”, a destra il simbolo di “Exuvia”

È proprio questa simbologia infatti che, andando ad analizzare il testo della canzone, sembra trovare una concretissima applicazione. Provo a sbilanciarmi dicendovi di più, sicuramente questi 3 temi saranno la base dell’intero album “Exuvia“. Difatti lo stesso Caparezza, sui social, l’ha descritto come un simbolo che sta a rappresentare il concetto di vita, di morte e di rinnovamento. Sempre sullo stesso post, sembrerebbe palese l’intenzione del rapper di Molfetta, di passare ad una nuova fase della sua carriera.

Un testo ricchissimo di citazioni e di riferimenti autobiografici

Per comprendere fino in fondo il rinnovamento che Caparezza cerca di raccontarci, analizziamo insieme alcune parti salienti del brano.

“È una notte di sguardi che ho addosso, di ricordi che latrano come avessero visto il demonio”

Gli sguardi di pericolo che possiamo trovare in questi boschi, in Exuvia vengono identificati come i ricordi del suo passato. Guardano Caparezza, lo osservano e sono spaventati, come se avessero visto qualcosa di abominevole. Qui si parla della paura del cambiamento che ognuno di noi avrà provato almeno una volta nella vita.

“Sono una larva sporca del mondo, faccio Manolo sopra quel tronco, rischio un bel tonfo“

Ecco il primo riferimento della canzone, per chi non lo sapesse “Manolo” è il soprannome di Maurizio Zanolla, noto arrampicatore italiano che ha portato nel nostro paese l’arrampicata libera. Caparezza sente di trovarsi in una condizione simile, tenta di scalare vette finora inesplorate rinnovando la sua arte.

“Schizzo gli occhi fuori dalla faccia, Lamia. Non sto più nella pelle, mama“

Questo è invece il secondo riferimento della canzone, questa volta sulla mitologia greca. Lamia era una regina che passò dall’essere bellissima e addirittura spasimante di Zeus, ad essere un mostro. Questo sembra essere quasi un avvertimento da parte di Caparezza. Quello che ascolteremo potrebbe risultare talmente diverso e lontano dalle vecchie canzoni, da risultare “mostruoso” (Nel senso di “completamente nuovo” rispetto al solito)

“Fuori di me, exuvia, spiego le ali, au revoir. Un’altra chance escludila, gioco alla pari con l’età. Passati appassiti, appassiti come quadranti di Dalí. Passati, parassiti, fame di me, cannibali”

Questo è il ritornello di “Exuvia”. Caparezza sa che l’età avanza anche per lui quindi deve cambiare necessariamente adesso, il tempo sta scadendo. I ricordi hanno una doppia valenza: da una parte sono appassiti, morti dall’altra però sono anche parassiti. Che significa? I ricordi che ci lasciamo dietro comunque rimangono attaccati a noi, in bene e in male. Sono compagni di vita impossibili da cancellare.

Massimo Fiorella

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