PRODI E LA SEDUTA SPIRITICA PER RITROVARE ALDO MORO

 


Raccontò Prodi alla commissione d’inchiesta: “In data 2 aprile 1978 in località Zappolino, sito in provincia di Bologna, fummo invitati dal professor Clò (Alberto Clò, economista, ndr) a trascorrere una giornata nella sua casa di campagna, insieme alle nostre famiglie.”
Nel pomeriggio, dopo aver pranzato, ed a causa del sopravvenuto maltempo, lo stesso Clò suggerì di fare il gioco del piattino (un piattino su cui tutti i presenti poggiano il dito dopo aver evocato uno spirito guida sottoponendogli alcune domande). L’idea conseguiva all’interesse che in quei giorni – da più parti – fu alimentato intorno a fenomeni di tale natura, senza per altro che nessuno dei presenti avesse predisposizione alcuna di tipo parapiscologico”.
"Tra i partecipanti alla seduta vi ero io, che sono un economista, il professor Gobbo, che ha la cattedra a Bologna di politica economica, il professor Clò, che ha l’incarico di economia applicata all’Università di Modena e che si interessa di energia, ma di petrolio, non di fluidi. Vi era anche suo fratello che è un biologo, non so di quale branca, anche se mi pare genetica, e vi era anche il professor Baldassarri che è economista, ha la cattedra di economia politica all’Università di Bologna. Tra le donne vi erano mia moglie, che fa l’economista, la moglie del professor Baldassarri, laureata in economia, ed altre che non so cosa facciano professionalmente".
Lo spirito evocato, secondo il racconto, fu quello di Giorgio La Pira. Ed il nome di Aldo Moro da poco rapito fu associato a quello di Gradoli (la via dove Aldo Moro era tenuto prigioniero)
Prodi il giorno dopo riferì di questa circostanza ad un suo amico criminologo che avvertì un funzionario della questura di Bologna. A sua volta il professore scese il 4 aprile a Roma dove raccontò di questo episodio al capo della segreteria politica di Zaccagnini (segretario della Dc) e al ministro democristiano Beniamino Andreatta.
Il segretario di Zaccagnini telefonò allo staff del ministro dell’Interno Cossiga e a rispondere fu uno stretto collaboratore del ministro, ossia Luigi Zanda, attuale senatore del Pd.
Zanda trasmise l’appunto al capo della polizia che fece fare il giorno dopo una sorta di rastrellamento al paese di Gradoli, in provincia di Viterbo dove non si trovò nulla.

Fatto assai curioso fu che la vedova di Aldo Moro sostenne di aver chiesto se Gradoli fosse anche il nome di una via ma le dissero (mentendo) che non esisteva nessuna via Gradoli, quando in realtà era la via di Roma in cui Aldo Moro fu' tenuto prigioniero. 


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