CIAO SEAN



Ė morto #seanconnery. Come attore, lui è passato attraverso i secoli e le epoche come pochi altri a Hollywood, vestendo sempre con eleganza e credibilità i panni dell’eroe nei periodi più svariati. Ha portato il saio medievale di Guglielmo da Baskerville come solo lui poteva fare, perché lo stesso Umberto Eco, in fondo, si era ispirato a lui. Ė stato il James Bond perfetto, l’unico a dire il vero, all’epoca della Guerra fredda, quando ancora la Guerra Fredda non era ancora storia, ma lui era già una leggenda. È stato il comandante Ramius di Ottobre Rosso, dipingendo perfettamente la crisi di un mondo che stava scomparendo, lo spiccio Jimmy Malone degli Intoccabili nell’era del Proibizionismo e di Al Capone, l’avventuriero fanfarone Dravot che “vuole farsi re” nell’India della fine dell’Ottocento. È stato un Robin Hood anziano e deluso, con accanto una magnifica Audrey Hepburn malinconica e decisa, in quello che forse è più bello e il più strano fra tutti i film dedicati all’arciere di Sherwood. È stato Re Artù, un credibile, saggio vecchio e disilluso re Artù che quanto a fascino surclassava persino Richard Gere, e ce ne vuole, e poi l’immortale hidalgo Ramírez, in Highlander, in cui al solito rubava la scena all’allora figaccione in ascesa Christophe Lambert. Ed è stato e sarà sempre nei nostri cuori il professor Henry Jones senior, il babbo di Indiana Jones, archeologo burbero e testardo, nell’unico film in cui Harrison Ford, che pure è protagonista assoluto, lasciatemelo dire, finisce a fare il comprimario.

È riuscito a passare attraverso tutti questi ruoli e queste epoche perché lui aveva il dono di rendere
ogni personaggio realistico, vero. Sarà stata l’implacabile testardaggine che gli leggevi negli occhi, quella che proviene dall’aver passato l’infanzia in un quartiere proletario ed essersi dovuto guadagnare tutto senza sconti, e dell’essere caduto e risorto più volte a Hollywood, dove, dopo Bond, lo davano per spacciato. Era quello sguardo che gli consentiva di essere perfetto sia quando faceva lo snob con un Martini mescolato che quando masticava e sputava tabacco in un pub irlandese di inizio secolo o quando da frate francescano sospetto d’eresia confessava di essere passato per le torture dell’inquisizione. In quegli occhi ci leggevi la durezza di chi è stato costretto dalle circostanze della vita a farsi una corazza impenetrabile, ma dentro conserva ancora la capacità di commuoversi, di stupirsi, di amare. Ė stato l’uomo che ha reso visibile sullo schermo quel famoso aforisma di Che Guevara: essere un duro senza perdere la tenerezza.
E ti sia lieve la terra, Sean.#T

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"...siamo i pagliacci e voi i bambini..."