UN POLIZIOTTO IN OSTAGGIO A MILANO

 Un immigrato prende in ostaggio un poliziotto minacciandolo con un coltello.

Non importa quale siano state le ragioni del gesto, non e' su questo che dovreste soffermarvi.

Non dovreste però nemmeno scagliarvi contro quest'immigrato.

Quello che dovrebbe incuriosirci tutti dovrebbe essere la storia che precede questi fatti.

Un immigrato arriva in Italia perche' spera di poter condurre una vita migliore.

Si ritrova in un paese che ha i suoi "porti aperti" ma che una volta dentro sembra dimenticarsi del fatto che sei dentro.

Non c'e' organizzazione, non c'e' una vera macchina amministrativa che accompagni questi immigrati alla loro collocazione ed integrazione territoriale.

Vengono letteralmente abbandonati al loro destino.

Ognuno cerca di cavarsela come può e gli sbocchi per poter racimolare soldi sono sempre quelli del delinquere.

Nei paesi del nord europa ogni immigrato e' un uomo. Viene schedato riceve assistenza medica, cibo, casa, vestiti, persino il telefonino. Però diventa parte della società, dovrà imparare la lingua entro un preciso termine di tempo, imparare le regole della nazione, imparare una professione ed una specializzazione (se non ne possiede già una) ed infine viene collocato anche lavorativamente. Dopodiché quando sarà indipendente lo stato smetterà di assisterlo ed egli sarà integrato con la società.

Saprà come muoversi, parlare, lavorare agire. Ma sopratutto saprà quello che nella nazione che lo ospita potrà fare o meno.

Se dal principio un immigrato non si adatta a questo processo di integrazione, viene sistematicamente rispedito al proprio paese oppure semplicemente obbligato a lasciare la nazione e a non rimettere piu' piede.

Non e' fantascienza, questo accade in Germania (dove io vivo) ma anche in Danimarca o in Svezia o in tantissimi paesi del nord europa.

Dunque questa scelta tutta italiana di aprire le porte a tutti e poi fregarsene e' davvero una scelta umanitaria o solo l'ennesima scelta politica?


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