SILVIA ROMANO E GLI ALTRI 3000 ITALIANI DETENUTI ALL'ESTERO

Lontani dall'Italia e dalla famiglia. Chiusi in celle spesso disumane. Privati del diritto alla salute e dei piu' elementari diritti umani. È la condizione dei 3.278 italiani detenuti all'estero. . Dalla onlus 'Prigionieri del silenzio', nata nel febbraio di dieci anni per dare una voce a chi non l'aveva - sostengono che si fa pochissimo per aiutarli.

Dal 2008 "Prigionieri del silenzio" di strada ne ha fatta, dal primo caso seguito - quello di Carlo Parlanti, manager informatico toscano che ha scontato una pena di 9 anni dopo un processo di primo grado senza alcuna prova della sua presunta colpevolezza - all'ultimo, quello di Denis Cavatassi, l'imprenditore di Tortoreto condannato in primo e secondo grado alla pena capitale in Thailandia perché ritenuto il mandante dell'omicidio del suo socio d'affari.

Non è raro che i nostri connazionali detenuti vengano sottoposti a umiliazioni e a condizioni di vita del tutto incompatibili con un percorso di riabilitazione. Ed è praticamente la regola, soprattutto in certe realtà, che si ritrovino a vivere in strutture lontanissime dai grandi centri, senza cure adeguate ma soprattutto senza un'assistenza legale degna di questo nome.

Spesso capita che le carte riguardanti arresto e reati contestati siano redatte solo nella lingua locale...

Stiamo parlando di prigionieri detenuti "ufficialmente" perche' se poi dovessimo parlare degli ostaggi o dei rapiti allora diventa davvero impossibile capire in che condizione vessano.

Però abbiamo visto come nel caso Silvia Romano, lo Stato Italiano sia riuscito ad intervenire e a riportarla in patria.

Ma come mai ad esempio per i due Marò non si riesce a risolvere il problema con l'India?

Cosa ha permesso a Silvia Romano di essere scarcerata al contrario degli altri nostri 3278 connazionali?

Quali sono le priorità?

Quali sono le difficoltà?

Ci sono costi e vantaggi/svantaggi diplomatici da considerare?

TERRA MAGICK -Il Grande Geoide Geocentrico Simulato (GGG)


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