DEVASTATI DALLA SOVRAESPOSIZIONE

 


Dietro selfie ammiccanti e storie di successo ci sono sempre più persone mentalmente devastate dalla sovraesposizione. In quanto umani non siamo fatti per sostenere il giudizio della rete sulle nostre vite: nessuno - più o meno influencer - ha la struttura psichica adatta a gestire la gigantesca competizione dei social. Conta relativamente il numero dei seguaci: nessuna gratificazione può riempire il vuoto lasciato dall’ansia di essere perennemente in gara con i propri innumerevoli competitor.
La corsa a diventare un brand di successo costringe alla finzione innanzitutto verso se stessi: i social non sono davvero un’agorà, ma una pista di corse perenni, e fermarsi a guardare fa perdere punti.

A mancare in tanti è il giusto rapporto con il disagio, che viene trattato quasi sempre con una terapia d’urto: alla vergogna, emozione vitale e naturale, si è portati a rispondere con l’ostentazione e la vanità, che in un circolo vizioso finiscono col produrre ancora più vergogna. Si usano i propri profili come una cameretta espansa e i follower come amici, costringendosi a un’intensità emotiva perversa che finisce col falsare anche le relazioni reali. Ci si indebita emotivamente sempre di più, e si diventa disposti a tutto pur di provare a riempire quel vuoto.
Ma il sigillo della raggiunta libertà, come spiegava #Nietzsche, è non provare più vergogna davanti a sé stessi.
Per farlo, però, bisogna prima vergognarsi bene. Darsi il tempo per non dipendere da uno sciame instabile e affamato.

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DISCLAIMER

Considerate pura follia tutto quello che leggerete in questo gruppo se avrete la necessità di aggrapparvi alle Vostre certezze.
Considerate Satira tutto quello che leggete se i dubbi che sorgeranno in voi e la dissonanza cognitiva perenne in cui vivete diventa difficile da sostenere.
"...siamo i pagliacci e voi i bambini..."