MEMORIE DA UNA CASA DI MORTI di DOSTOEVSKIJ (Recensione libro Terra Magick)

 


Fëdor Dostoevskij, «Memorie di una casa morta».
In questo racconto semiautobiografico, quello che mi ha più colpito non sono le condizioni, le punizioni corporali o le dinamiche che vi sono state in questo campo di prigionia siberiano, ne siamo a conoscenza già attraverso film, documentari o libri di genere, bensì le riflessioni scaturite dalle situazioni, i pensieri gravosi e le conseguenti considerazioni sull'essere umano, sulla vita. Sono elementi, le descrizioni del "sentire" intendo, che spesso non vengono tratteggiati abbastanza o che vengono messi in secondo piano, cosa che invece il nostro grande scrittore non si è risparmiato, per sua stessa natura, di fare. Ormai è risaputo essere Dostoevskij un grande pensatore di quell'epoca, nonché filosofo amante della scoperta dell'essere umano, missione della sua vita. Ogni sua opera ti lascia per giorni in balia di elucubrazioni.
Tanya

Nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1849 Dostoevskij, insieme con gli altri componenti del circolo fourierista Petraševskij, viene arrestato e rinchiuso nel carcere-fortezza di Pietro e Paolo, a Pietroburgo. All’inizio di novembre l’apposita commissione d’inchiesta priva lo scrittore del grado di ufficiale, di ogni sostanza, dell’appartenenza alla nobiltà e lo condanna a morte per fucilazione. Il 22 dicembre Dostoevskij e gli altri condannati vengono condotti sulla piazza Semënovskaja: tutto è pronto per l’esecuzione, i primi tre condannati a morte legati al palo, dinanzi ai fucili carichi e spiegati. Ma è una farsa, una sopraffina manifestazione di autoritaria crudeltà: ai condannati viene infatti comunicata la commutazione della pena, dalla morte per fucilazione alla deportazione e ai lavori forzati in Siberia. Un momento incredibile, che ispirerà a Dostoevskij le memorabili riflessioni sulla pena di morte presenti nell’Idiota [1], e rievocato dallo scrittore in una celebre lettera al fratello Michail, una delle lettere d’autore più belle di sempre.
Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, la notte di Natale, Dostoevskij e gli altri condannati partono, in slitte scoperte, alla volta della Siberia. Dopo due settimane di viaggio, un viaggio durissimo, compiuto in condizioni meteorologiche estreme, con la temperatura che raggiunge persino i quaranta gradi sotto lo zero, i detenuti arrivano a Tobol’sk, dove restano fino al 20 gennaio. Tre giorni dopo Dostoevskij ed il compagno di prigionia Durov giungono infine ad Omsk, loro luogo di reclusione. Iniziano così i quattro anni di detenzione e di lavori forzati che lo scrittore rievoca nelle Memorie di una casa morta (le prime delle due grandiose memorie dostoevskiane, le seconde sono quelle del sottosuolo, che influenzeranno molta della letteratura, non solo russa, del secolo successivo.

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