INTERPRETIAMO IL PRESEPE

Proviamo ad interpretare il presepe.
Il termine è composto da prae (innanzi) e saepes (recinto), ovvero luogo che ha davanti un recinto.

In un Presepio in genere troviamo la grotta in cui il Bambino è deposto nella mangiatoia, tra Maria e Giuseppe, e riscaldato da due animali sempre presenti, l’asino e il bue; vicino alla grotta vi sono i pastori con le loro greggi e gli Angeli che li chiamano per adorare il Bambino; spesso è presente una scena di osteria o di mercato, mentre in disparte, fino al giorno dell’Epifania, vi sono i tre Magi col loro corteo di servitori e animali.
Tutti questi elementi possono essere basati sul ricordo dei testi, canonici e apocrifi, che abbiamo sopra citato: ma è possibile, ponendo attenzione a una lettura in chiave tradizionale, riconoscere nel Presepio un significato che va oltre la rappresentazione allegorica.

La grotta è un simbolo universale: essendo all’interno della terra o di una montagna, è simbolo del Centro del Mondo ed è per eccellenza il luogo della nascita e della ri-nascita, è il centro spirituale del macrocosmo che è l’universo, poiché il tetto della grotta rappresenta il cielo e il pavimento la terra; (io la vedrei come Cupola anche.)
La grotta è anche figura del cuore e in questa accezione è il centro del microcosmo che è l’uomo: la "più piccola camera del cuore", nella quale secondo la tradizione vedica ha sede l’Atma, il Principio cosmico.
Per il suo essere un "luogo della nascita o ri-nascita" la grotta è anche una figura dell’utero.
Come tutti i simboli anche la grotta presenta un duplice significato: essa è il luogo dei morti e la porta degli Inferi, la regione dei mostri e dei draghi, e sono i draghi che custodiscono il tesoro che l’Eroe deve conquistare uccidendone il guardiano.
Nella grotta il Bambino è riscaldato da due animali domestici: l’asino e il bue, due tranquille bestie la cui presenza in una stalla è assolutamente normale.
Ma l’asino è un importante simbolo bivalente: è l’animale malefico simbolo di oscurità, ignoranza e morte; L’asino rappresenta a livello microcosmico la sensualità e i bassi istinti dell’uomo. Per questo il colore dell’asino è il rosso, colore della bestialità e dell’ira.
Il bove ha un aspetto positivo che lo contrappone al toro, simbolo della forza temibile dei re e degli Dèi: è l’animale pacifico usato nel tiro del carro e dell’aratro, simbolo di bontà e tranquillità,
Se gli Angeli, gli "annunziatori", sono un chiaro riferimento all’emanazione dell’Uno manifestatosi nella caverna nel suo passare dall’unità alla molteplicità, più complesso è il simbolismo dei pastori.
Il pastore è la guida del gregge degli agnelli e per tale ragione è identificato col Re o il Sacerdote, colui che conduce il popolo, ma a un livello superiore egli è simbolo del Vegliante, del sapiente che vigila nella notte e conosce il percorso della luna e delle stelle, e quindi sa riconoscere le fasi del tempo, è il nomade che percorre i sentieri della terra come nomade è l’anima nel mondo della materia, alla ricerca della Via che la riporterà al mondo celeste da cui è venuta. Solo colui che veglia nella notte e conosce i segni del cielo può ascoltare il richiamo degli Angeli e riconoscere che Colui ch'è nella mangiatoia è la Via da seguire, che occorre rifarsi bambini per trovare la strada che porta alla terra perduta attraverso il sacrificio della propria parte inferiore.
Il mercato è il simbolo della completa immersione nella materialità, dove non è più possibile ascoltare la voce degli Angeli.
Ultimi a comparire sulla scena del Presepio sono i Re Magi, e i doni offerti al Bambino sono sempre gli stessi: oro, incenso e mirra. I tre doni sono riuniti nella religione ebraica nel rituale dell’offerta d'incenso a Jahweh: la tavola d’oro delle offerte viene prima unta con mirra purissima e poi su di essa si brucia incenso (cfr. Cardini, I Re Magi). Ognuno dei doni ha però di per sé un significato ben preciso: l’incenso è l’aroma che si offre agli Dèi, l’oro è prerogativa dei Re e la mirra è la sostanza che rende incorruttibile il corpo del defunto preservandolo per l’eternità. Essi quindi rappresentano il triplice stato del Bambino nato nel Centro del Mondo che è la grotta: Egli è un Dio, un Re e un Uomo immortale, rappresenta quindi la completezza dell’essere uomo.
A livello microcosmico il Presepio è figura dell’anima che rinasce dopo l’iniziazione, nascita da Vergine perché la rinascita spirituale è inversa a quella materiale, è un "ritorno nell’utero" che si attua passando attraverso la morte: nella notte della morte il Rinato splende di luce essendo divenuto egli stesso Sole e può richiamare a sé le potenze psichiche che gli appartengono e dalle quali si è separato per passare attraverso l’oscurità della disgregazione, per purificarsi e rinascere Uno. La conferma del suo reale compimento sul piano iniziatico è nel triplice attributo che riceve come Dio, Re e Immortale.

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"...siamo i pagliacci e voi i bambini..."